#Voci dal campo: È tempo di sacha uva!
A sentire parlare di uva, mi è quasi venuta un po' di nostalgia di casa, e quando, a tavola, nella cucina di Amupakin, le Mamas hanno iniziato a parlare di sacha uva, mi ha subito incuriosito questa pianta. Mi immaginavo semplicemente una Vitis vinifera comune, un arbusto rampicante piccino rispetto alle immense piante e agli alberi che sono abituata a vedere… Ovviamente, mi sono ritrovata davanti a un albero di dieci metri di altezza e una chioma a forma di ombrello con un diametro simile.
Durante la visita alla chakra di Maruja, che si trova a tre ore di distanza da Archidona, in un’area molto isolata all’estremità di Misahuallí, dopo aver preso i dati necessari, il figlio della mamita si arrampica con grande nonchalance fino in cima all’albero di Pourouma cecropiifolia, sacha uva, e inizia a staccare i grappoli con un gancio appena costruito con foglie di lisan all’estremità di un palo. I grappoli sono composti da frutti ovoidali, con una dimensione che è il doppio della nostra drupa. Hanno un guscio duro e vischioso, che diventa violaceo durante la crescita, e una polpa biancastra molto dolce che si sviluppa attorno a un seme dalla forma di una mandorla.
Questo frutto viene venduto a un prezzo abbastanza alto al mercato, quindi rappresenta un introito piuttosto importante in questo periodo dell’anno. L’unico competitor qui sono le scimmie, che amano saltare tra questi alberi, passando le giornate a succhiare la sacha uva.
Mama Maruja è una mamma dalla pelle dura, che ha vissuto con i suoi figli per dieci anni qui nel monte, a due ore dalla prima comunità abitata, raggiungibile con una combinazione di canoa e sentieri nella foresta. Suo suocero ha lasciato a suo marito e alla sua famiglia più di 200 ettari di
terreno con la condizione che mantenessero gli alberi alti e non tagliassero quegli arbusti più antichi, che hanno vissuto e visto tante cose attraversare quel luogo. Questo perché lui non voleva che gli animali scappassero e si allontanassero sempre più verso altre selve, come già è successo in altre zone rurali che hanno subito l’espansione urbana e la crescita dell’interesse per le monoculture, che hanno modificato drasticamente il territorio negli ultimi anni.
È incredibile pensare che, quando parlo con alcuni vicini ad Archidona, mi viene raccontato che dove ora io dormo, mangio e cammino, dieci anni fa c’erano scimmie che saltellavano tra i rami degli alberi. Questo ambiente è cambiato in maniera incredibile negli ultimi decenni: tutto è sempre in evoluzione e in movimento, le persone come anche i luoghi. Ed è meraviglioso incontrare ogni giorno persone che dedicano la propria vita a tentare di prendersi cura dell’Amazzonia.
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