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#vocidalcampo: PRIME IMPRESSIONI

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Difficilmente mi dimenticherò la prima volta che vidi la grandezza della foresta amazzonica.

Stavamo viaggiando in bus per la prima volta da Quito a Tena, io e gli altri tre miei compagni e compagne di avventure, volontari dei Corpi Civili di Pace, pochi giorni dopo essere arrivati in Ecuador.

Stanchi dopo diverse ore di una tortuosa e accidentata strada piena di tornanti attraverso le Ande, all’improvviso, dietro l’ennesima curva, apparve sotto i nostri occhi una immensa distesa verde, che sfumava in lontananza verso il blu e si confondeva con le immense nubi che imperlavano il cielo.

Non se ne vedeva la fine, sembrava un grande mare di morbidi e verdi broccoli. Faticavo all’idea che da lì fino alla costa atlantica, distante migliaia di chilometri, non c’era che foresta, e la mente già fantasticava di fiumi serpeggianti, con placidi villaggi di capanne abitati da popoli misteriosi e affascinanti, il tutto racchiuso nella maestosità di una sola parola: Amazzonia.


Noi ci saremmo fermati quasi subito: Tena si trova appena a ridosso del versante orientale delle Ande, per questo è anche chiamata “la porta dell’Amazzonia”.

Questa particolare posizione dà a Tena alcune caratteristiche particolari rispetto ad altre parti della regione.

Per prima cosa si trova ad un’altitudine di circa 500 metri sul livello del mare, il che rende il suo clima un po’ più fresco, con minime notturne di circa 18°C e massime che nei giorni più caldi non vanno mai troppo oltre i 30°C.

Seconda caratteristica, proprio per la vicinanza con le montagne è la sua alta piovosità, più alta anche relativamente ad altre zone di foresta pluviale. Se nell’Amazzonia la piovosità media annuale si aggira intorno ai 2500-3000 mm con una stagione “secca” di 2-3 mesi piuttosto marcata, nella zona di Tena si va facilmente oltre i 4000 mm, uniformemente distribuiti nell’arco dell’anno.

Per avere un’idea più concreta, la piovosità media annuale dell’Italia si aggira intorno ai 1000 mm.

Come ci venne detto dalla nostra responsabile, in una delle riunioni informative sul territorio tenute prima della nostra partenza, a Tena ci sono due stagioni: la stagione in cui piove e la stagione in cui diluvia!


Questa sua particolare posizione però ha avuto influenza anche in altri aspetti della sua storia.

Proprio per il suo essere “la porta dell’Amazzonia” e data la relativa vicinanza alla capitale Quito è stata esposta alla colonizzazione molto prima e molto più di altre zone di Amazzonia.


Noi venivamo a Tena per un progetto di sostegno alle popolazioni indigene nella prevenzioni di conflitti ambientali. Quando si pensa agli indigeni dell’Amazzonia, quasi tutti, compreso io prima del mio arrivo, pensano a villaggi con capanne dal tetto di foglie isolati nella foresta, abitati da persone che mantengono intatto il loro stile di vita tradizionale.

Questo è però vero solo a metà. Certo esistono esempi in cui questa immagine è piuttosto esatta, ma nel Napo non corrisponde quasi mai alla realtà.

Le comunità indigene spesso sono inglobate nel tessuto urbano, o comunque facilmente raggiungibili in automobile, le case sono in legno o cemento, col tetto di lamiera, più economico e durevole che quello intessuto in foglie di palma, ma incredibilmente caldo col sole e rumoroso con la pioggia.

Me ne resi conto i primi giorni quando visitammo una comunità indigena per partecipare a una riunione.

Anche le persone indigene si immaginano forti, fiere della loro identità, che difendono i propri diritti contro le invasioni del loro territorio ancestrale.. Invece quando parlò il presidente della comunità indigena prese la parola un omino timido e timoroso, che parlava a voce talmente bassa che quasi non si capiva quello che stesse dicendo.


Col tempo ho avuto modo di conoscere e farmi un'idea più chiara e approfondita del contesto e della realtà locale. Questa nuova rubrica chiamata "Voci dal campo" proverà a fare proprio questo, farvi conoscere meglio una delle realtà in cui lavora Nina APS, raccontarvi alcune delle persone, dei luoghi e delle situazioni che ho vissuto in questi ultimi 3 anni di vita ecuadoriana.


Giacomo Rubini per NINA APS


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