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#VociDalCampo: Archidona dice NO alla costruzione del carcere


Dal 2 dicembre le comunità che vivono nel cantone Archidona hanno bloccato punti strategici della regione, comprese le strade e le città, a seguito dell'approvazione del progetto di costruzione del secondo carcere di massima sicurezza più grande del paese.

Napo ed Archidona vivono di turismo e la costruzione di questo carcere significherebbe perdere credibilità sulla sicurezza, e quindi perdere la fetta di turismo su cui vive la comunità, rappresentando un rischio per le attività di turismo sostenibile delle comunità indigene volte a mantenere e proteggere il proprio territorio. Il suddetto progetto non ha mai visto una consultazione libera, preventiva e informata con gli abitanti di Archidona, Napo e dell'Amazzonia. Non ha coinvolto la comunità colpita, che subirà l’impatto e le conseguenze che la costruzione di un carcere di tali dimensioni porterebbe con sé.

Il luogo di costruzione si troverebbe fra quattro complessi educativi, dove studiano più di 500 bambini, la maggior parte dei quali sono giovani Kichwa della comunità rurale e urbana.

Quindi uno spazio che dovrebbe essere luogo di sicurezza e tranquillità verrebbe ridimensionato con un effetto contrario.


La presenza di attività estrattive illegali (miniera) nella regione ha portato alla formazione di gruppi di mafia organizzata, e l'attuazione di tale progetto aumenterebbe il rischio di deforestazione e degrado della biodiversità.

Il governo Noboa ha quindi volutamente deciso di nascondere i problemi di povertà, disoccupazione e difficile accesso alla sanità, vedendo la prigione come una soluzione seducente. E quindi, dalla notte del 2 dicembre, le comunità si sono riunite e hanno bloccato numerosi punti nevralgici della regione: il km 24, il ponte di Archidona, Puerto Napo, e ogni giorno altre comunità si uniscono creando un gruppo sempre più grande, sempre più forte. Le comunità, le figure e i gruppi sociali che saranno effettivamente colpiti dal progetto di costruzione si sono pronunciati fortemente contrari all'attuazione; così è iniziata la resistenza, che si è manifestata attraverso il blocco di un'intera strada, bloccando le attività, gli attraversamenti, radunando tutte le persone davanti a blocchi di legname e pneumatici, tronchi, pietre e bambù in fiamme che bloccano le strade.


Dopo aver atteso più di una settimana, l'11 dicembre, il Presidente Noboa ha manifestato la sua opinione presentando l'appalto per la costruzione del carcere di massima sicurezza a Puentes y Calzadas Infraestructuras S.L., una società spagnola di origine cinese. La Plenaria dell'Assemblea Nazionale (NA) ha approvato una risoluzione che esorta il presidente Daniel Noboa e la SNAI a sospendere la costruzione del carcere di Archidona, nella provincia di Napo.

Il 12 dicembre è stata convocata un'assemblea al PKR, Pueblo Kichwa de Rukullakta, dove, in presenza di più di 2500 abitanti dell'area, è stato deciso che la resistenza continuerà finché il volere del popolo non verrà ascoltato. Alla fine di questa assemblea, tutti i partecipanti si sono mossi in marcia verso Tena, capitale della provincia di Napo (14 km di distanza), dove in serata hanno occupato la Gobernacion della città, e dove tutt’oggi persiste il nuovo presidio. Con oggi siamo al 14° giorno di resistenza. Il popolo di Archidona e della regione napense ha attuato una forma di mutuo supporto e aiuto incredibile, ogni singolo componente della comunità aiuta come può: chi portando cibo, chi acqua, chi musica, chi legna, chi lance, chi chicha.

La risposta del popolo amazzonico si è fatta sentire e non si muoverà dalla posizione presa: il carcere non si costruisce, e la resistenza continua fino alla fine.

¡Que viva el paro!

¡QUE VIVA LA RESISTENCIA!


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