#storiedidonne 6: la donna che si sedette per rivendicare i propri diritti
La storia che vi racconteremo oggi parla di una donna rimasta nella storia per essersi seduta. Sì, seduta; quando un semplice gesto come questo non era semplice per tutti.
E’ la storia di Rosa Parks, nata il il 4 febbraio 1913 a Tuskegee in Alabama, con la pelle di colore nero come la pece, un colore che negli anni ’50 negli U.S.A dà fastidio.
E’ il sud degli Stati Uniti, quello più profondo, dove le leggi Jim Crow dei singoli stati – emanate tra il 1876 e il 1965 – impongono la segregazione razziale nei luoghi pubblici istituendo così una posizione di “separati ma uguali” per i neri americani e per i membri di alcuni gruppi razziali diversi dai bianchi. Rosa è una donna che non vede differenze, sente che il colore della sua pelle non vale meno di quello di una sua coetanea.
Rosa è un umile sarta in un grande magazzino di Montgomery, in Alabama. Dal 1943 comincia a far parte del Movimento per i diritti civili statunitensi diventando segretaria della sezione di Montgomery della National Association for the Advancement of Colored People (NAACP). Nel 1955 inizia a frequentare un centro educativo per i diritti dei lavoratori e l’uguaglianza razziale.
E’ la sera del primo dicembre 1955, quando di ritorno dal lavoro prende il solito bus che la porterà a casa. Non è un giorno come un altro quello per lei, è il giorno che la farà entrare nella storia attraverso un semplice gesto. Il sentimento di uguaglianza e affermazione dei suoi, dei loro, di una parte di cittadini americani risuona forte in lei quel giorno. Quella sera nel bus non ci sono posti liberi tra quelli riservati ai neri e così decide di sedersi in un posto libero tra quelli comuni, ossia posti occupati sia da neri che da bianchi, con precedenza a questi ultimi. Il tempo di qualche fermata e sale sul bus un uomo bianco, uomo a cui la legge impone di lasciare il posto. Rosa decide di non alzarsi, nemmeno le intimidazioni dell’autista fanno cessare la determinazione nel lasciare il posto.
Rimane seduta.
Per quel gesto Rosa venne arrestata con l’accusa di “condotta impropria”, ma la sera stessa venne scarcerata su cauzione grazie ad un avvocato bianco antirazzista. Il giorno del processo un’altra donna nera, Jo Ann Robinson, stampò e diffuse volantini per avviare un boicottaggio dei mezzi pubblici da parte della comunità nera di Montgomery che smise di usarli per 381 giorni.
Martin Luther King descrisse l’episodio come “l’espressione individuale di una bramosia infinita di dignità umana e libertà”, aggiungendo che Rosa “rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future”.
Nel 1956 il processo arrivò alla Corte Suprema; la quale decretò che la segregazione dei neri sui pullman dell’Alabama era incostituzionale. Da allora Rosa Parks è chiamata anche “The Mother of the Civil Rights movement”, la donna che, come disse Bill Clinton consegnandole un’onorificenza nel 1999, “mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”.
Rosa Parks morì a Detroit il 24 ottobre 2005 e la fotografia che fu esposta durante la commemorazione funebre a Montgomery era quella scattata dalla polizia il giorno del suo arresto.
“Le persone dicono sempre che non ho ceduto il mio posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente o non più di quanto non lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. Non ero vecchia, anche se alcuni hanno un’immagine di me da vecchia allora. Avevo 42 anni. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire”
Black Bird volò affermando il colore della sua pelle e rimanendo nella storia per l’affermazione dei diritti civili negli U.S.A con un gesto non violento.
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