#lapiantadelmese: IL MORETE
La famiglia di piante comunemente chiamate palme, più propriamente Arecaceae secondo la nomenclatura scientifica, ha da sempre rivestito un fascino profondo sull’uomo. In parte per le loro singolari caratteristiche morfologiche, che non hanno eguali nel regno vegetale, ma soprattutto per la capacità di queste piante di fornire, allo stato selvatico o attraverso la coltivazione, risorse indispensabili per l’alimentazione o per la realizzazione di manufatti diversi.
Nonostante ciò le palme solo marginalmente appartengono all’area mediterranea, in cui l’Italia ricade: esse infatti sono originarie delle regioni tropicali e subtropicali umide; solo poche specie si possono rinvenire nelle regioni temperate, tra cui la palma nana (Chamaerops humilis), originaria proprio del bacino del Mediterraneo, che si spinge fino a 44° di latitudine Nord.
Nella regione amazzonica dell’Ecuador invece il discorso è ben diverso: qui ci troviamo infatti nel vero e proprio “regno delle palme”. La foresta amazzonica infatti non è solo alberi: le palme ne sono una componente essenziale e le popolazioni indigene le hanno da sempre utilizzate per una miriade di scopi, alimentari e non. Chi ha letto i precedenti articoli dell’”ingrediente del mese” forse si ricorderà che già in due occasioni si era parlato di palme: rispettivamente della chonta e dell’ungurahua. Questo mese ne tratteremo una terza, anche questa importante sotto molti punti di vista e con caratteristiche interessanti: la palma del morete.
Il morete, nome scientifico Mauritia flexuosa, è una tra le più grandi e spettacolari palme dell’Amazzonia: gli esemplari più grandi possono arrivare a raggiungere anche 40 m di altezza con un tronco perfettamente circolare e liscio di 30-40 cm di diametro. Ogni palma possiede solamente 10-15 foglie, ma anche queste sono enormi: compreso il picciolo possono raggiungere i 6 m di lunghezza. Una persone da sola riuscirebbe a malapena a sollevare solo una di queste foglie. Quando la palma raggiunge un’età di circa 10-15 anni inizia a dare frutto: da 3 fino a 5 enormi grappoli che possono arrivare a contenere più di mille frutti ciascuno. I frutti sono ovali, di circa 5 cm di diametro, di colore marrone/rosso, più scuro a maturazione. Una caratteristica particolare dei frutti è data dalla buccia squamosa, incredibilmente simile alla pelle di un serpente.
Il morete è diffuso in tutto il bacino amazzonico ed è una pianta tipica di suoli permanentemente inondati e boschi pantanosi, dove poche altre piante possono crescere data la costante presenza di acqua e può quindi formare grandi formazioni vegetali estese anche migliaia di ettari in cui questa specie predomina e che vengono denominati moretales. Questo costituisce un vero e proprio ecosistema a sé, che attrae differenti specie di animali in epoca di fruttificazione e anche per questo frequentato dalle popolazioni indigene come zona di caccia. Per questi motivi la palma di morete viene definita una “specie chiave” dell’ecosistema amazzonico delle zone umide.
La parte commestibile dei frutti è il sottile strato di polpa che si trova tra la buccia e il seme. Questa polpa è di un colore giallo arancione, di consistenza pastosa e sapore leggermente acido che al primo assaggio può non risultare esattamente gradevole ai palati occidentali. È quello che si definisce un “gusto acquisito”, che si impara ad apprezzare col tempo; e ne vale la pena dato che la polpa del frutto del morete è altamente nutritiva. Contiene infatti proteine, grassi e vitamine ma soprattuto è il frutto più ricco di carotene che si conosca al mondo: 30 mg ogni 100 g di polpa, venti volte di più di quello contenuto nelle carote.
Come per molte altre specie di palme anche il morete si dimostra una pianta veramente multiuso: oltre all’uso alimentare dei frutti, viene usato anche il palmito, o cuore di palma, tenero e croccante. Le enormi foglie si usano da secche per accendere rapidamente il fuoco e dal picciolo si estrae una fibra resistente per produrre corde, ceste, etc., solo per citare gli usi più importanti.
Per tutti questi motivi il morete ha una grande importanza culturale per gli indigeni amazzonici, tanto che un popolo che vive nella selva ai confini tra Ecuador e Perù prende il nome proprio da questa pianta: si tratta del popolo Achuar, che significa “il popolo della palma del morete”, prendendo il nome dalla parola achu che in lingua Achuar significa appunto morete. Un onore non da poco.
Giacomo Rubini per NINA
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